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Parte
I.
Per meglio intendere i fatti e gli avvenimenti che portarono alla proclamazione
della Repubblica Napoletana il 21 gennaio del 1799, iniziamo la narrazione
dall'insediamento dei Borbone, con Carlo di Borbone, e la proclamazione
del Regno di Napoli e di Sicilia nel 1735. Potremo così meglio comprendere
quello che comunemente viene definito "assolutismo illuminato"
e la nascita ed il diffondersi del progresso scientifico e culturale del settecento
che determinarono e condizionarono i fatti ed i protagonisti di quel fantastico
e doloroso tentativo.
L' avvento dei BORBONE.
1725 - Napoli vista dal mare, Hendrink Frans Van Lint.
Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese nel 1734 ha 17 anni ed è a capo del granducato di Toscana e di Parma. Ma non gli basta. Raduna così un esercito di 16000 fanti e 5000 cavalieri e muove alla volta di Napoli dominata dagli austriaci.
1702 - Il Largo di Palazzo, Gasper Van Wittel .
Il 10 maggio dopo una breve permanenza a Maddaloni ed ad Aversa entra in Città tra le acclamazioni della popolazione su cui fa ricadere monete d'oro e d'argento.
Filippo V |
Elisabetta Farnese |
Ingresso di Carlo di Borbone nel Largo di Palazzo, Michele Foschini.
Gli Eletti della Città si affrettano
ai fargli un donativo di un milione di ducati, vista anche la conferma
dei loro privilegi sulla città. Incoronazione di Carlo di Borbone. |
Incoronato Re, Carlo si sceglie degli ottimi collaboratori, il più eminente è il Marchese Bernardo Tanucci originario di Stia in provincia di Arezzo e docente presso l'università di Pisa. Il Tanucci, senza non poche difficoltà, riesce a dipanare la caotica situazione amministrativa diventando praticamente il vero interprete del governo, mentre Carlo predilige dedicarsi alla caccia. |
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Ritratto giovanile di Carlo III. |
Bernardo Tanucci |
CARLO di Borbone |
Maria Amalia di Sassonia, Louis de Silvestre |
In quest'opera di rinnovamento il Tanucci si ispira agli studi di economisti e giuristi quali Antonio Genovesi, Gaetano Filangieri e Fernando Galiani e si accinge a dare un nuovo volto al Mezzogiorno. Nonostante la buona volontà, il compito di non è dei più facili; il sud da tempo si presenta in condizioni di estrema arretratezza.
Antonio Genovesi
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Ferdinando Galiani
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Gaetano Filangieri
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Carlo di Borbone alla caccia
delle folanghe sul Lago Patria
Claude-Joseph Vernet
L'industria è quasi inesistente, i terreni sono poco coltivati e concentrati in poche mani, l'analfabetismo, l'ignoranza e il brigantaggio caratterizzano gran parte delle province. Nonostante le difficoltà e le resistenze vengono presi provvedimenti per favorire il commercio, vengono stipulati nuovi accordi con molti paesi, si legifera per l'istituzione del catasto e l'imposta fondiaria, si provvede alla riforma dei tribunali e della procedura civile. Nel giugno del 1741 viene sottoscritto un concordato con la Chiesa che riduce notevolmente i privilegi ecclesiastici. Nonostante i molti interventi il regno rimane, purtroppo, nella condizione di un "malato cronico". Genovesi indica la ragione di fondo di tale fallimento non tanto nell'inadeguatezza dei rimedi, quanto invece nell'arretratezza della mentalità popolare; "in quello strano impasto di ragazzesco e di malvagio, di violento e di molle" che quotidianamente il filosofo osserva intorno a sé e "nei vecchi pregiudizi che inceppano le menti e il cuore del pubblico". Propone quindi di trasferire la soluzione del problema politico delle riforme sul piano della pedagogia e ne affida il compito "all'ordine mezzano" e ai ceti civili. Spetta ad essi "l'ufficio" di riformare una nazione "guasta, fanatica, poltrona".
Si trattava di affrontare "un'opera erculea", ma ,osserva sempre il Genovesi, "non si può essere sempre nonpuotisti".
Più fortuna ha il piano di lavori pubblici che dota Napoli e dintorni di monumenti grandiosi senza tuttavia risolvere uno solo dei problemi urbanistici che angustiano la capitale. Siti Reali per la caccia sorgono un po' dovunque, e l'ambizione di Carlo di crearsi una piccola Versailles lo spingono a commissionare al Vanvitelli la colossale Reggia di Caserta. Altro grosso progetto è la costruzione del Reale Albergo dei Poveri che potrà ospitare 8.000 sudditi privi di reddito. Il progetto e la direzione dei lavori vengono affidati a Ferdinando Fuga, che lega il proprio nome a questa grande opera. |
Antonio Joli Piazza Castello |
Leonardo Coccorante Palazzo degli studi |
In realtà l'iniziativa, a detta del Filangieri, risulta un monumento alla vanità della Corona dato che, con minore spesa e in tempi più brevi si poteva eliminare la miseria nella città: gli ospizi, infatti, non risolvono i problemi economici, che sono alla base della povertà nel regno |
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